Contabilità analitica e contabilità generale
Contabilità analitica o contabilità generale?
Mi sono pervenute decine di mail in cui mi chiedevano la differenza tra la contabilità generale e la contabilità analitica per la rilevazione delle informazioni in azienda. Per rispondere a tutti ho preparato questo contributo per evidenziare le principali differenze tra i due sistemi contabili.
La contabilità generale nasce dal sistema informativo dell’azienda e ha lo scopo di rilevare, elaborare e comunicare dati quantitativi riguardanti l’azienda stessa. Si occupa soltanto delle rilevazioni che si possono esprimere in termini monetari o economiche, che vengono organizzate sistematicamente in conti o prospetti di natura simile e determinano l’ammontare del reddito e del capitale d’esercizio. Misurano in termini monetari ed economici gli scambi e il rapporto con l’ambiente esterno e consentono di arrivare a un risultato della gestione in termini di costi e ricavi.
La contabilità generale è obbligatoria per legge, va tenuta secondo criteri standard ed è necessario applicare il metodo della partita doppia.
Il bilancio ne rappresenta il documento di sintesi, fornendo informazioni utili sia per i soggetti esterni all’azienda, che per i soggetti interni. Partendo dal bilancio si possono ottenere ulteriori informazioni riguardanti lo stato economico, finanziario e patrimoniale dell’impresa attraverso il calcolo di indici e flussi (analisi di bilancio). Ma questo non è sufficiente per verificare l’andamento economico e finanziario di una linea di produzione, o di un singolo prodotto, o conoscerne i costi fissi, il costo delle materie prime, i costi di distribuzione, la redditività.
Ciò è possibile invece con la contabilità analitica (o industriale), che permette, basandosi sulle rilevazioni effettuate dalla contabilità generale (e non solo), di approfondire gli aspetti non evidenziati nel bilancio d’esercizio, fondamentali, però, per un corretto processo decisionale da parte dell’imprenditore.
Se la contabilità generale si occupa di tutti i fatti amministrativi che comportano uno scambio con l’esterno, la contabilità analitica si sofferma invece su quanto avviene internamente all’azienda. Non c’è obbligo di legge ma approntare un sistema di contabilità analitica è ormai imprescindibile per disporre di dati sempre aggiornati e precisi.
Oltre a monitorare costi e ricavi, la contabilità analitica è uno strumento in grado di fornire dati utili e aiutare la direzione nella determinazione degli obiettivi da raggiungere e nella determinazione del budget. Svolge quindi una funzione non solo di analisi statica, ma dinamica e anche preventiva.
Non è necessario applicare la partita doppia e si può adattare secondo le esigenze della propria azienda.
Già con qualche piccolo accorgimento, impostando nelle rilevazioni di contabilità generale alcuni parametri (quali l’imputazione dei costi secondo criteri predefiniti) è possibile approntare un sistema embrionale di contabilità analitica, sviluppabile, poi, secondo le necessità e una volta compreso il funzionamento e l’utilità.
In molte aziende, mi sono accorto che spesso i dati contabili e le rilevazioni vengono elaborati esclusivamente secondo una logica fiscale e la cosa crea non pochi problemi nella lettura da parte dell’imprenditore di quei dati che sono in azienda. Anzi, a dirla per come la penso, questa modalità di tenere la contabilità in azienda, spesso è suggerita dai propri consulenti, esclusivamente per agevolare “loro” alla fine dell’anno ad effettuare il calcolo delle imposte.
Le rilevazioni contabili effettuate durante l’anno devono servire quale supporto all’imprenditore per poter effettuare delle valutazioni e considerazioni sull’andamento della propria impresa, ecco perchè “farcire” i conti della contabilità generale con una tonnellata di “oggetti contabili” inutili alla conoscenza dell’imprenditore è in assoluto fuorviante.
Ad esempio ma che senso ha creare in azienda dei conti quali ad esempio: costi indeducibili, costi vari indeducibili, spese di manutenzione non deducibili, spese telefoniche non deducibili, e potrei continuare all’infinito.
All’imprenditore interessa quanto è stato il costo sostenuto durante l’anno di una determinata voce di spesa punto e basta. Andate a spiegargli quando fa i conti che ad esempio la voce contenuta nel bilancio relativa agli automezzi è solo il 20% di quella sostenuta effettivamente, e che per la differenza dovrebbe andarsela a trovare in altri mille conti sparpagliati nel piano dei conti della contabilità generale.
molto utile; chiaro e preciso
Grazie a chi ha scritto questo articolo, davvero molto utile e semplice da comprendere!
Perfettamente d’accordo …con questa modalità non è possibile avere un controllo di gestione.
SPIEGATO IN MODO CHIARO SEMPLICE EFFICACE E FACILMENTE COMPRENSIBILE
HA IL MERITO DI GETTARE LUCE SUI CONSIGLI “FURBESCHI” DEGLI STUDI COMMERCIALISTI
CIRCA LA TENUTA DEL PIANO DEI CONTI