In questa crisi la leva finanziaria è messa in discussione?

Negli ultimi mesi parlando con gli imprenditori e le banche, mi sono accorto che la leva finanziaria è stata messa sul banco degli imputati. Ma come, fino ad ora tutti i geni della finanza hanno esasperato le proprietà “terapeutiche” della leva finanziaria!

Il concetto di leva finanziaria è semplicissimo e si basa sull’ipotesi che l’ammontare di un investimento non sia necessariamente uguale al capitale a disposizione, ma possa superarlo. In linea di principio un soggetto che ha a disposizione un capitale pari a 1000 può effettuare investimenti pari a 1000.

Questa è la logica ad esempio, seguita dai risparmiatori. Nella realtà del mercato ed in particolare delle imprese, è possibile effettuare investimenti di importo di molto superiore al capitale che si ha a disposizione, amplificando di conseguenza sia i profitti che le perdite.

Nella logica delle imprese, il capitale che le stesse hanno a disposizione è di due tipi: il capitale proprio, e cioè i denari che l’imprenditore ha messo nell’impresa, e i capitali di terzi, e cioè il finanziamento che è stato fatto all’impresa dai fornitori e dalle banche.

Tutto (o quasi) il concetto della leva finanziaria si basa sulla proporzione esistente tra i mezzi propri e i mezzi di terzi; infatti nel gergo delle banche e degli analisti finanziari, si indica come “Leverage” o rapporto di indebitamento, il risultato della seguente divisione: (MEZZI PROPRI + MEZZI DI TERZI)/MEZZI PROPRI.

Un rapporto pari a 1, vuol dire che l’impresa finanzia i propri investimenti solo con capitale proprio (cioè con denari che escono direttamente dalle tasche dell’imprenditore). Quindi tutte le volte che questo rapporto supera l’unità, vuol dire che l’impresa sta utilizzando, oltre che il capitale proprio anche mezzi finanziari di terzi.

Questo rapporto di indebitamento delle imprese, è sempre stato visto storicamente con amore e odio da parte delle banche, e ultimamente, unitamente ad altre circostanze, è diventato il motivo dominante per la contrazione nell’erogazione del credito alle imprese. L’impressione che ho in questi mesi, è che l’impresa si trovi tra Scilla e Cariddi e non sappia dove buttarsi per poter continuare i propri investimenti, talvolta per rimanere a galla in questo particolare periodo.

Ci sono soluzioni? Il concetto della leva finanziaria potrebbe suggerirci qualcosa, e cioè, poiché i mezzi di terzi si sono ridotti o non sono più disponibili come in passato, l’imprenditore deve aprire di nuovo il proprio portafoglio e investire capitale proprio nella sua impresa. Ovviamente dovrà ritenere la sua impresa meritevoe di ricevere i denari di tasca sua!!!!!!!

Questa esasperazione del concetto di leva finanziaria, ultimamente è proprio la soluzione che molti imprenditori stanno meditando, e qualcuno con molta serenità dichiara che fare una scelta di questo tipo, in fondo è solo il bilanciamento, congiunturale, di anni in cui la leva finanziaria è stata brutalizzata esasperando talvolta imprudentemente il ricorso dell’impresa all’indebitamento bancario. E le banche cosa ne pensano?

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