La riclassificazione dello stato patrimoniale. Primi spunti di analisi finanziaria.

Per valutare le decisioni riguardanti le scelte di investimento e di finanziamento, è necessario, in primo luogo, analizzare il principale documento prodotto dall’azienda: il bilancio d’esercizio.

Questo, però, non offre una situazione immediata delle nostre capacità ed è necessario procedere a una operazione definita riclassificazione..

Occupandoci, in questo caso, di risorse finanziarie, dovremo analizzare il bilancio a partire dai valori iscritti nello stato patrimoniale, aggregando i valori presenti nella sezione dell’attivo e del passivo.

Lo stato patrimoniale può essere riclassificato, tra i vari modi, principalmente secondo il criterio di liquidità ed esigibilità o secondo criterio di pertinenza gestionale.

Il primo criterio è utile per verificare la correlazione temporale tra le scadenze dell’attivo e del passivo: se le attività a breve termine sono coperte da debito a breve e se le attività a medio-lungo termine da fonti finanziarie di orizzonte temporale esteso.

Le poste dell’attivo sono suddivise sulla base dei tempi necessari per trasformarle in liquidità e le poste del passivo in base alla scadenza del rimborso (esigibilità). E’così possibile conoscere quali e quante sono le disponibilità liquide, quelle esigibili a breve e quelle immobilizzate. E’ poi misurato il capitale netto, formato dal capitale proprio, dal risultato dell’esercizio e dalle riserve.

Il criterio di pertinenza gestionale è meno importante a livello contabile ma finanziariamente ci offre maggiori spunti. L’ottica temporale è qui secondaria e le poste sono suddivise sulla base della loro pertinenza, o meno, all’attività caratteristica dell’impresa, il cosiddetto core business.

La differenza tra le attività e le passività correnti costituisce il capitale circolante netto, CCN, quella parte del capitale che rappresenta l’attivo corrente al netto del passivo corrente, o meglio, costituisce l’investimento (se positivo) o il finanziamento (se negativo) determinato dalla gestione caratteristica e offre un quadro dell’equilibrio finanziario a breve termine.

La riclassificazione è uno strumento di facile applicazione, punto di partenza per successive analisi, quanto mai fondamentali in questo periodo in cui una corretta valutazione delle componenti finanziarie risulta fondamentale per garantire stabilità e continuità all’azienda, e poter accedere al credito.

Monitorando costantemente i risultati è possibile valutare la misura del capitale circolante netto, che, se ridotto. può considerarsi un elemento di finanziamento interno all’azienda. La riclassificazione può altresì essere utile per migliorare alcuni processi aziendali, quali, ad esempio, la razionalizzazione delle politiche di acquisto e fatturazione, il recupero dei crediti, la gestione del magazzino.

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *